A SANREMO VINCONO I SOLDI

10 febbraio 2019

di Raffaella Iannece Bonora

Anche quest’anno la direzione del festival più chiacchierato dello stivale è stata affidata a Claudio Baglioni, accompagnato dalla presentazione di Claudio Bisio e Virginia Raffaele. Novità, molto discussa, di quest’anno, l’assenza di una sezione giovani, che hanno gareggiato mesi fa per accaparrarsi la partecipazione. Ventiquattro artisti in gara, una lista lunga e variegata, cosa ricorderemo delle cinque giornate più attese dell’anno? Per iniziare, l’edizione 2019 più che Sanremo sembrava Sanrap, causa il numero sconcertante di cantanti del genere che si sono contesi le tavole più ambite dello spettacolo musicale. Certo, uno svecchiamento non fa mai male ma, magari, in equilibrio con gli altri generi, sempre ever green? Per ristabilire l’equilibrio Baglioni decide di portare in scena un po’ di vecchia scuola, dalla Vanoni a Venditti –che rivela al pubblico, finalmente, chi era quel povero ragazzo col pianoforte sulla spalla -, facendo somigliare il festival ad una vecchia rimpatriata. Il cantante, che presto partirà per un nuovo tour e che ha pubblicizzato la nuova raccolta di cd in edicola in queste settimane, non si è risparmiato, ha cantato qualsiasi cosa con chiunque. Da giochi proibiti a La vecchia fattoria, dalla Raffaele che aveva montato male la chitarra, al pianoforte di Cocciante, propinandoci le sue hit in tutte le salse, compresa la versione con pernacchia d’accompagnamento. La situazione critica è dimostrata dal sequestro di persona del pianista che, per andare a fare la pipì, approfitta della Pravo che, davanti al microfono, senza musica, si chiede “ma io qua, che ce so venuta a fa?”, ce lo chiediamo anche noi Patty, tranquilla.

Virginia Raffaele, che dire. Grande imitatrice che, purtroppo, da’ sfogo della sua bravura solo durante l’ultima serata. Per il resto resta troppo impomatata, legata ad un’immagine di conduttrice provetta lontana dalla sua verve. Look quasi total black composto da abiti troppo austeri per la sua personalità eclettica. Momento principesco, quando l’abbiamo vista planare con quel meraviglioso tripudio di rosso per il numero comico sulle note di una celebre aria classica. Magica la Vanoni che ha scimmiottato sé stessa per prendere in giro la sua imitatrice più affezionata. Freddy– Favino – Mercury, ospite molto gradito insieme alla compagna d’avventura Hunziker. La bella Michelle ha portato brio e stile sul palco, cantando insieme a Bisio un pezzo dalle tinte ironiche che in pochi “non” hanno capito, la lega dell’amore ha ricevuto un caloroso applauso dalla platea che, però, ha riservato l’applauso più imponente a lui, il re di Sanremo: Baudo. A primo acchito abbiamo pensato: ma come? Già va via? Infatti quella di Pippo è stata una toccata e fuga ma, sarà perché così doveva andare,sarà perché sommersi da mail ed sms, Pippo è tornato in seconda battuta per raccontarci un pezzo di storia della compianta televisione italiana e, soprattutto, per presentare Baglioni e il suo datato brano sanremese. Bersaglio 2019 Bisio e le sue giacche cucite dal tappezziere. Troppo abbottonato all’inizio, tra una gaffe e l’altra, sera dopo sera ha iniziato a sciogliersi, ma si sa, Sanremo non è un palco semplice, insomma, non stiamo mica a Zelig? Anche se i comici non sono mancati. Pio e Amedeo, al contrario di altri, sono stati fin troppo disinvolti e non le hanno mica mandate a dire. Se ve li siete persi, beh rivedeteli, uno dei momenti più sinceri della kermesse. Chissà, magari l’anno prossimo presenteranno davvero loro ma dubito che riusciranno a mettere Baglioni in un angolo come si sono ripromessi, l’unico modo per farlo esibire il meno possibile è metterlo in gara. I classici e amati fiori di Sanremo erano tutti sull’abito della Chiatti, ospite della terza serata insieme a Riondino per pubblicizzare il loro nuovo film. Altri ospiti di un certo peso, Bocelli che ha presentato suo figlio, Cocciante che ha ricordato il nuovo tour del Notre – Dame, la Rossi che ha ricordato la sua prossima fiction, Mannoia, Giorgia, Mengoni per pubblicizzare concerti e album, sentite puzza di bruciato? Malpensanti! Contestata la vincita di Motta come miglior duetto con Nada, il pubblico in sala esplode contro la scelta della giuria, del resto, era composta da attori, registi e un cuoco, mentre fra gli ospiti si sono annoverati grandi nomi della musica italiana e internazionale. L’ultima serata si apre con il concertino del mastro dei festeggiamenti che, da novello sposo, si presenta di bianco vestito. Continuano gli incidenti di percorso, Eros Ramazzotti costretto a strapparsi le cuffie che non funzionano, a Mahmood non parte il microfono, Bisio sbaglia entrata durante la song della Tatangelo... si scusano proclamando “il bello della diretta”, frase che la si può usare una, due volte ma, ad un certo punto,perde potere. Invitatolo Stato Sociale per una esibizione no sense, con Cochi e Renato, davanti alla porta d’ingresso dell’Ariston, perché non invitarli in sala? Cosa ti hanno fatto di male questi ragazzi? Non ci è dato sapere. Fil rouge 2019 lo stacchetto degli Addams, studiato per esorcizzare l’amaro paragone. E, dopo cinque ore, forse più, di spettacolo, arriviamo alla classifica finale. La Bertè, super applaudita dal pubblico, ingiustamente quarta, a contendersi il podio Il Volo, Ultimo e Mahmood, il ragazzo che ha vinto Sanremo giovani a dicembre. Nel frattempo vengono elargiti gli altri premi collaterali e, su questi, il vero trionfo è di Silvestri che colpisce con il suo testo e quella musicalità quasi martellante. È il momento di proclamare il vero,unico vincitore del sessantanovesimo Festival della Canzone Italiana, colui che ci rappresenterà all’Euro Vision - ricordiamo che, qualche anno fa, nel contest europeo Il Volo arrivò terzo, potranno non piacere a molti ma tanto di cappello ragazzi – ed è … Mahmood. Il televoto lo aveva piazzato terzo, dietro ad Ultimo, facendo vincere Il Volo ma, il voto della giuria, ha ribaltato il risultato. Nelle ultime ore le critiche verso le votazioni si stanno accoppiando e moltiplicando, trovando ingiusta la vittoria del giovane milanese. Non solo, chi critica il ragazzo viene addirittura accusato di razzismo siccome figlio di un egiziano, ma ricordiamo al popolo italico che criticarlo non è razzismo, infatti Mahmood è nato in Italia ed è cresciuto a Milano, tranquilli criticatelo pure perché, se non lo criticate rischiate di passare per razzisti. Ricoprono la parte bassa pezzi molto più apprezzati ma si sa, i vincitori del Festival sono sempre quelli che mai ci saremmo aspettati. Il dubbio che, comunque, continuerà ad attanagliare tutti noi non sarà come vengono votati i campioni a Sanremo o perchè Mahmood ma, bensì, cosa c'era nella borsetta di Loredana?

Buon dopo festival a tutti e …all’anno prossimo.

 

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