Piccole e grandi case editrici a confronto

18 luglio 2019

di Raffaella Iannece Bonora

Quando, da lettori, entriamo in libreria, iniziamo a girovagare fra gli scaffali alla ricerca del libro giusto per noi, guardiamo le copertine, leggiamo i titoli, buttiamo un occhio al’autore – e al prezzo – ma quante volte osserviamo la casa editrice? Poche, siamo anche inconsapevoli che in realtà il mercato editoriale è molto più vasto di quello che ci viene proposto in libreria, che oltre alle grandi e altisonanti case editrici di cui non serve nemmeno fare il nome tanta è la loro fama, esiste un sottobosco di piccoli e medi editori degni di rispetto, che lavorano come, più e a volte meglio dei grandi e che lottano per mantenersi a galla, ma semplicemente non le conosciamo. Quando, da scrittore, cerchi l’editore giusto per te, la musica cambia. Ma facciamo qualche passo indietro, come possiamo districarci nella jungla delle pubblicazioni? Prima di tutto dobbiamo distinguere i due macro gruppi universali: case con contributo contro case senza contributo, ed è qui che iniziano le grandi differenze. Le prime sono tantissime e facili da conquistare, la maggior parte di loro sarebbe propensa a pubblicare addirittura la lista della spesa, non ha nulla da perdere perché, da contratto, l’autore è tenuto a coprire tutte le spese o a comprare un numero minimo di copie – che spesso si aggira intorno alle 200 – che poi provvederà a vendere privatamente ad amici e parenti. I contratti con queste case fanno gola, perché di solito vi promettono grandi e vantaggiose promozioni, siti dedicati a voi, centinaia di segnalibri, ufficio stampa sempre presente, locandine, correzione di bozze e tant’altro ma, man mano che leggete le belle promesse non dovete dimenticare che, alla fine della lista d’oro, ci sarà anche un conto d’oro. Ovviamente non bisogna far di tutt’erba un fascio, ci sono anche case editrici che non chiedono cifre esorbitanti ma, ovviamente, offriranno molto meno e, ancora, case che nonostante chiedano un contributo non sono disposte a pubblicare tutto, fanno comunque una cernita delle loro opere  preferendo rifiutare un guadagno certo piuttosto che aggiungere nel loro catalogo un libro immeritevole. La seconda categoria, le case senza contributo, sono quelle che mi sento di consigliare a qualsiasi autore in erba, il perché è semplice. Avete scritto il vostro primo romanzo, credete che sia la più grande opera d’arte messa su carta perché l’ha letta la vostra mamma e ha pianto dall’emozione già alla dedica ma, come scoprire se vale davvero, se quella è la strada giusta per voi? Ovvio, pagando verrete pubblicati di certo ma non avrete la certezza di essere bravi anzi, potreste incorrere in grandi fregature, il vostro libro potrebbe non vendere le copie sperate e voi potreste restare con cartoni pieni di romanzi e tasche vuote, molte vuote. Ma io so che in fondo, molto in fondo, un autore per sentirsi autore desidera essere scelto, non grazie ai soldi cacciati, non perché l’editore è il cugino dell’amico della zia, ma perché qualcuno, qualcuno che se ne intende, ha visto qualcosa di brillante in quel mucchio di carte. Se appartenete a questa categoria allora il mio consiglio è quello di rivolgervi alle case senza contributo che, purtroppo, sono poche. Oltre a queste due grandi categorie esiste un mondo di sotto categorie, la prima è quella delle case cosiddette “generaliste”, di solito vi appartengono i grandi editori come Mondadori, Feltrinelli, Giunti, Rizzoli, ovvero quelle case che pubblicano di tutto, dal romanzo al saggio, dal giallo al rosa, suddividendo i loro libri in specifiche collane. Opposte a questo genere ci sono le “specialistiche”, ovvero editori che si sono specializzati in un determinato genere e non escono dal seminato, pensate a case che pubblicano solo narrativa come Adelphi, Salani, Piemme o la UTET che si dedica alla saggistica. Una fra le più pittoresche è la Iperborea, nata per far conoscere la letteratura del nord-europa in Italia, la sua peculiarità, oltre alla scelta del genere, è il formato dei volumi, rettangoli stretti e lunghi, 10 x 20, che ricordano i taccuini da taschino tanto diffusi fra ai giornalisti prima dell’arrivo del digitale. A proposito di copertine, molte sono quelle particolari, quelle che insomma rapiscono l’occhio del lettore, realizzate dalla piccola editoria. Già dal nome si evince che a questa categoria appartengono quelle case medio piccole che sicuramente non faranno i numeri delle grandi case e che hanno un budjet limitato ma che, proprio per questo, non vanno sottovalutate. Solitamente sono realtà di nicchia, preferiscono un determinato target, cercano autori all’avanguardia come la Pelledoca che pubblica solo thriller e noir per ragazzi, a loro è dedicata la Fiera della Piccola e Media Editoria “Più libri più liberi”, manifestazione unica in Europa. La piccola editoria rappresenta una bomboniera del mercato, troppo spesso dimenticata. Mai un autore potrà ricevere le medesime coccole da un grande marchio, troppo concentrato sui suoi grandi numeri e sui suoi grandi autori, al contrario questi gioiellini della letteratura hanno tutto l’entusiasmo e la voglia di rendere omaggio al vostro libro, curandone l’edizione in ogni piccolo dettaglio, dalla correzione alla copertina, che di solito è sempre unica ed originale. Parlando di “gioielli” non si può non nominare l’editoria di lusso, ma questa non è adatta a chi è al primo romanzo, si tratta di un gruppo dedito ad edizioni di gran valore, accompagnate da preziose illustrazioni, carta di alta qualità, rilegatori famosi, un esempio? La Vallecchi 1903, si tratta di volumi unici non solo dal punto di vista letterario ma anche, specialmente, da quello artistico. Infine, ultime non ultime, le case indipendenti. Appartengono sempre alla piccola editoria ma si dedicano specialmente ad autori di nicchia, i loro fini non sono tanto commerciali quanto artistici, un esempio su tutte la Cliquot che pubblica antichi manoscritti introvabili o fuori catalogo, altri esempi sono la Fernandel che si dedica soprattutto alle tematiche giovanili, Mobydick o il Gruppo Utterson suddiviso in quattro case editrici, ognuna dedicata ad un genere diverso, Alter Ego per la narrativa italiana, straniera e i grandi classici, AUGH! Per narrativa, poesia e testi sperimentali, Scatole Parlanti con un catalogo che spazia dalla narrativa alla saggistica e si occupa soprattutto di scrittori emergenti e Dialoghi, basata sul digitale e sul print on demand. Ovviamente le case editrici degne di nota, in Italia, sono davvero tante, ma per trovare quella più adatta a voi il trucco è sempre lo stesso: leggere ed informarvi. Sia che siate lettori, sia che siate scrittori, non vi limitate semplicemente ai nomi più conosciuti, sotto la grande coperta della pubblicità di massa esiste un sottile velo di seta, preziosissimo, intessuto con migliaia di fili unici, fra questi ci sarà sicuramente il filo giusto per voi, la corda che suona la vostra stessa melodia. Non arrendetevi, non fermatevi alle prime belle promesse vendute a peso d’oro, non accontentatevi dei libri presenti sugli scaffali della grande distribuzione, i veri lettori, e ancor di più i veri scrittori, sono avventurieri sempre alla ricerca di nuove storie, prendete la vostra barchetta di carta e solcate i mari della cultura, sono molto più vasti di quanto credete.

© RIPRODUZIONE RISERVATA copyright www.ilgiornaledelricordo.it

 

News » #LIBRIALLASPINA di Raffaella Bonora Iannece - Sede: Nazionale | giovedì 18 luglio 2019