“LA RAGAZZA DEL SOLE” - IL LIBRO PIU' ATTESO DEL 2020

29 febbraio 2020

di Raffaella Iannece Bonora 

Questa recensione voglio iniziarla così, sparata, di petto, urlando, come la urlerebbe la protagonista del sesto capitolo della saga che, da circa sei anni, sta incantando il mondo: “La Ragazza del Sole” è B-E-L-L-I-S-S-I-M-O!

Piccolo preambolo, ho scoperto “Le Sette Sorelle” nel non molto remoto Gennaio 2019, ancora benedico la libraia (esatto! Io ho la mia libraia che mi consiglia cosa leggere, conosce i miei gusti, ormai siamo amiche e ha anche letto il mio libro! Sono all’antica ahahahahah) che me lo depositò fra le mani come uno scrigno segreto e disse “devi leggerlo”. Questa saga, come intensità, attesa, aspettativa, mi ha fatto un regalo che credevo nessun libro avrebbe mai più potuto farmi: mi ha donato le stesse emozioni provate fra i 10 e i 20 anni quando, nei primi 2000, leggevo “Harry Potter”. E quindi, non certo solo per questo ma ANCHE per questo, Lucinda grazie di esistere. Entriamo nel vivo del romanzo… fino ad oggi il primo capitolo, la storia di Maia, era rimasto sempre lì, stella fissa per così dire, dell’intera costellazione, insomma il mio preferito e su “La Ragazza del Sole” ero un po’ titubante, chi ha letto tutti i libri lo sa, Electra è quella che si riesce a comprendere e conoscere meno anzi, all’inizio mi stava anche un pochino antipatica poi … poi Lucinda ha fatto il miracolo, lei li fa sempre (ne ha fatto uno con CeCe che … ma torniamo a noi) e ad oggi mi sento di dire che, in cima alla piramide io ci metto proprio lei, Electra, non solo per la sua personalità, perché se dovessi scegliere in base al carattere delle ragazze mi risulterebbe molto difficile, sono tutte uniche e straordinarie, ma per la sua storia e quella dei suoi antenati. Il bello della Riley è lo studio approfondito dietro ogni parola, ogni situazione, ogni luogo ed ogni stato d’animo. L’autrice non lascia mai nulla al caso, unisce elementi fantastici con elementi reali, personaggi inventati con personaggi storici, tant’è che ogni libro, a fine lettura per non rischiare spoiler, mi ha sempre spinta a fare delle ricerche in più, a dare uno sguardo alla vastissima bibliografia collezionata dalla scrittrice per creare questi gioielli, e resto sempre a bocca aperta di fronte a nuove scoperte, curiosità, frammenti di passato di cui non sapevo nulla. È vero, un romanzo non deve necessariamente istruire, ma quando una scrittrice riesce a divertire, emozionare, stregare il lettore tenendolo incollato alle pagine fino all’ultimo capoverso, farlo viaggiare e, dulcis in fundo, riesce anche ad insegnargli qualcosa… per me quello è il libro perfetto, non credete?

“Ma ciò che mi ricorda più di tutto, pensai sprofondando su un divano che avrebbe potuto fungere da confortevole letto per due uomini adulti, è la mia solitudine. La sua enormità mi faceva sentire piccola e fragile … e molto, molto isolata.”

Electra è una super modella newyorkese che fa … la vita della modella, è sempre in viaggio, ha servizi fotografici alle 4 del mattino, passa più tempo in aeroporto che a casa e, per sostenere certi ritmi e sopportare certi dolori … Electra si lascia cullare da droga e alcol.

“ Le dipendenze creano isolamento, ci spingono a tagliare fuori gli altri, finché gli unici amici cherestano sono l’alcol e la droga”

 È la soluzione giusta? Credo che la risposta a questa domanda la conosciamo un po’ tutti e la conosce anche l’ultima delle sorelle D’Aplièse ma un conto è conoscere la retta via, tutt’altro è imbucarla.

“[…] «In teoria ho tutto ciò che si potrebbe desiderare. Ma allora perché mi sembra di non avere niente?» domandai alle montagne. Scendendo con un balzo dallo spuntone, decisi che dovevo costruirmi una vita vera, con un po’ d’amore. Ma solo il cielo sapeva dove cominciare a cercarlo. E magari Pa’, ovunque si trovasse.

[…] Cristo, pensai, che faticaccia essere me. Persino a diecimila metri da terra dovevo continuare a recitare la parte della ragazza sana, sobria e padrona di sé.”

Ecco, questa è Electra, una ragazza di soli ventisei anni che però lavora nel campo della moda da così tanto tempo da sentirsene almeno il doppio sulle spalle e invece, a conti fatti, è una ragazzina. Cosa mi è piaciuto di più? È davvero difficile rispondere perché non c’è nulla che mi sia piaciuto di meno, mi è piaciuta la Grande Mela dove mi ha portato Lucinda, finalmente niente Upper East Side o Fifth Avenue come vagonate di chick – lit (senza offesa ad un genere che ho letto e leggo spesso) e serie tv alla “Gossip Girl” ci avevano abituate, Lucinda ci fa scoprire, e con noi la scopre anche Electra, la vera New York, una città immensa, con immense problematiche, proprio come ogni metropoli che si rispetti. Mi è piaciuta l’intensità di ogni sentimento, questo libro è proprio come una giornata sotto il sole cocente, i raggi arrivano fino in profondità, nessuna descrizione, è superficiale. Quando Electra sfoga il suo desiderio di vodka o cocaina … beh fra poco ne avvertivo anche io la necessità, ed io sono astemia e non fumo nemmeno la sigaretta elettronica, fate un po’ voi. È questa la grandezza di una scrittrice che ti lega a doppio filo con la sua opera e fa volare via novecento pagine come se fossero nove, voltando l’ultima mi è scivolata giù una lacrima. I personaggi, non uno o due, ma tutti i personaggi sono caratterizzati così bene che vorrei tanto poterli incontrare! Spesso quando leggiamo un libro ci capita di legarci ai protagonisti mentre tutti gli altri fanno da carta da parati, qui non accade mai!Ogni presenza è importante, addirittura quelle mute, che a malapena spiccicano tre parole in tutto il volume, hanno un loro carattere, una loro storia, una loro personalità, insomma il proprio motivo d’esistere. Ci sono delle differenze con gli altri, anzi, ce n’è una sostanziale … volete conoscerla? Non posso tacere ma non posso neanche spoilerare … quindi io ora la scrivo… ALLERTA SPOILER … se non volete conoscerla saltate a piè pari tutta la parte scritta in corsivo, ci ribecchiamo fra qualche rigo, altrimenti … prego:

Tutte le sorelle D’Apliese per trovare se stesse, le proprie origini, fanno le valige e partono verso mete lontane, Maia si trasferisce in Brasile, Ally in Norvegia, Star nella campagna inglese, CeCe addirittura vola dall’altra parte del mondo, in Australia, Tiggy salta fra Scozia e Spagna, Electra io già la vedevo in Africa, in Kenya, lì a scoprire tutti i segreti della cultura masai. Questo mi è mancato, ma credo di averne compreso la motivazione. Il viaggio di Electra non è verso mete lontane, alla scoperta delle sue origini anche perché, un bel pezzo delle sue origini sono lì, ad un tiro di schioppo dal suo appartamento, il viaggio di Electra è dentro se stessa, la più piccola delle D’Apliése non ha bisogno di cenare intorno ad un fuoco con i principi masai, ha bisogno di scavare dentro la sua anima e ritrovar la bella persona, la donna forte, caparbia, coraggiosa, altruista che anni di abusi avevano spento. Nonostante ciò non smetto di sognare e mi piacerebbe vederla in Africa e scoprire qualcosa in più sui popoli autoctoni, di cui purtroppo Lucinda non scrive moltissimo.

Rieccomi! Dove eravamo rimasti?  Electra è una ragazza che deve riprendere in mano le redini della sua vita e, per farlo, deve prima comprenderla e comprendersi:

“ « […]tutte le persone con cui ho parlato dicono che è un piacere lavorare con te»
«Davvero?» domandai scettica.
«Certo! […]»
« Ma allora perché penso sempre che tutti mi detestino?»
« Perché detesti te stessa?» ”

In ogni libro Lucinda affronta tematiche socialmente importanti, ponendo l’attenzione su situazioni di cui a volte noi, persone bianche occidentali, non ci rendiamo conto, forme di razzismo di cui spesso siamo totalmente inconsapevoli, nel “La Ragazza del Sole” questa peculiarità è ancora più marcata, non solo per le origini etniche di Electra e i suoi problemi con gli stupefacenti, ma anche perché conosciamo personaggi molto impegnati nella difesa dei diritti umani, che lavorano ogni giorno per rendere questo mondo un posto migliore. E poi … se tutto questo non vi bastasse, c’è l’Africa: chiunque abbia visitato questo continente soffre del famoso mal d’Africa ogni volta che torna a casa e, dopo questo viaggio “libroso” ne soffro anche io. Con Lucinda ho visto luoghi, popolazioni e animali, straordinari, ho avvertito la vastità del Kenya, con tutti i problemi del periodo, mi sono innamorata di un bel cacciatore (e no, questa volta mi fermo qui, mi mordo le dita) e, più che per gli altri volumi, ho sentito in me forte il desiderio di vedere tutto ciò con i miei occhi. Credo che la Riley ci riesca più di altri perché ( beata lei che può!) non si limita a leggere, studiare informarsi, lei fa la valigia e parte! Va a vedere di persona i luoghi in cui cammineranno i suoi beniamini e, una volta raccolti tutti i dati, porta anche noi.

“ « è il segreto per vivere in Africa: bisogna rispettare chi la abita da prima di noi. Sia le persone sia gli animali […]» ” , e non è forse la regola aurea che abbiamo dimenticato nell’ultimo migliaio d’anni? “ « I masai erano qui prima di noi e, a dispetto dei tanti tentativi dell’autorità di scacciarli o costringerli nelle riserve, hanno conservato le loro tradizioni nomadi» […]”.

Sono capitoli che ci spalancano gli occhi con il piede di porco e ci mostrano cose belle e altre … meno, con sincerità, senza mai mentire, guidandoci in un percorso di fiducia, verso il prossimo e verso se stessi.

“ « Ci vuole davvero tanta forza ad ammettere di avere un problema, Electra. Non è un segno di debolezza, tutt’altro […]

Se perdi la fiducia nella bontà umana, finisci per isolarti. E io mi sono sempre sentita sola […] »”.

Readers, che dirvi più? Abbiamo una ambientazione affascinante, culture sconosciute, amore, passione travolgente, crescita personale, qualche lezione di storia e civiltà … ma davvero avete bisogno di altri motivi per comprarlo?

Aspetto i vostri pareri! Al prossimo boccale di lettere!

Cheers!

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