Ilaria Cabula: il fascino della criminologia20/12/2019

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Ilaria Cabula: il fascino della criminologia20/12/2019

di Roberto Dall’Acqua
 
Ilaria Cabula, è criminologa forense, nata a Cagliari nel 1995, che da qualche anno vive a Torino. Si laurea in Psicologia criminologica e forense con la votazione di 110 e lode, con una tesi sperimentale dal titolo “Sex doll e sex robot: i cosa, i come, i perché e i dubbi del loro utilizzo nel trattamento dei sex offender”. Nel 2019 la tesi ottiene un importante riconoscimento che le consente di ottenere il secondo posto del Premio Internazionale in Psicologia Applicata, indetta dal Dott. Igor Vitale.
 
- Ilaria Cabula in cosa consiste il tuo lavoro?
Il mio lavoro si concentra in due ambiti, che possono sembrare differenti, ma che in realtà si incontrano spesso. 
Da un lato, vi è la scrittura. Infatti, collaboro da quasi 4 anni come articolista per un quotidiano nazionale e, a breve, potrò iscrivermi all’albo dei giornalisti pubblicisti. 
Dall’altro, vi è la criminologia. Da poco più di 3 anni, faccio parte dello staff di CriminalMente, come autrice e conduttrice. CriminalMente è un canale che, attraverso l’utilizzo dei vari social network – da Facebook a Youtube – e del web in generale, si occupa della divulgazione scientifica delle materie forensi. In aggiunta, tutto il team è stato coinvolto come media partner in diverse manifestazioni locali e nazionali, relative alle tematiche della criminologia. Proprio per questo, la nostra divulgazione non si esaurisce sul web, ma organizziamo spesso eventi, seminari, webinar e presentazioni di libri.
 
- Perché hai intrapreso questa professione?
La mia passione per la criminologia e, in generale, per la mia professione è sorta in me all’improvviso, più o meno durante il periodo delle scuole medie. Ci sono stati una serie di episodi nella mia vita e nel mondo circostante che mi hanno fatto capire che la mia “strada” dovesse essere quella di stare al fianco delle vittime. 
Molto spesso, quando mi si chiede perché mi occupo di questo, rispondo che lo faccio perché gli autori di reato sono troppo distanti da me, ma allo stesso tempo sono così vicini. Mi spiego meglio. 
Il compimento di un qualsiasi reato, specialmente quelli violenti, è una cosa che si distanzia troppo dalla mia natura. Eppure, credo che ciò che differenzi me – ma noi in generale, intesi come persone che non hanno mai commesso simili reati – e coloro che invece li hanno commessi sia rappresentato da una linea sottilissima. Si può liberamente scegliere di non superare questa linea, basandosi su una serie di riflessioni personali legate alle norme etiche, morali e all’empatia, ma si può anche scegliere di oltrepassarla.
E io sono affascinata proprio dal capire cosa porti una persona a superare quel varco. Da qui, deriva la mia scelta professionale.
 
 
 
 
 
 
 
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