VITANZA SOVRANO DELL'ONESTA'

Memoria per VITANZA SOVRANO DELL'ONESTA'

Aggiungi il tuo ricordo al diario

VITANZA SOVRANO DELL'ONESTA'

di Giovanna Ferradini e Roberto Dall'Acqua

Riccardo Vitanza, sul finire degli anni ottanta, si divide tra le redazioni di People Music, Newsform giornale che si occupava dell’universo discoteche e la cura di diversi uffici stampa (Cangos Music Box, Pata Mata's). La svolta <<arriva nel 1994, prima con i progetti dell'Hainekkem Music Lab, poi ho lavorato con Trident – che è un'agenzia importante di concerti – e il tour di Jovanotti è stato il primo importante incarico che mi è stato affidato (senza dimenticare il tour di Ziggy Marley)>>. I Ramones, Blur, Cranberrie's, tanti concerti importanti pop e rock internazionali ma pure italiani. L'emozione provata con il tour di Jovanotti, nel suo passaggio da “Jimmy Five a “Penso positivo” è stata, quasi, contenuta: <<Sono sempre stato un ambizioso – perché l'ambizione la devi sempre mitigare e temperare con l'umiltà, il buon senso e l'equilibrio (non puoi essere ambizioso da passare, insomma sul cadavere, di tua madre) – con i giusti dosaggi. L'incoscienza del coraggio mi fece buttare in questo lavoro a capofitto e mi dicevo che sarei riuscito a fare un bel lavoro>>. Dopo quaranta concerti per Trident, seguendo la naturale evoluzione della vita e del lavoro, Vitanza arriva a mettersi in proprio: <<L'importante – svela - è tenere sempre una serie di concetti fondamentali e fondanti della propria vita e del proprio essere: la credibilità, il buon senso, l'umiltà, l'abnegazione, la correttezza, l'onestà. Oggi, ancor più di ieri, sono valori essenziali>>. Il re degli uffici stampa ammette che è duro e difficile, però importante, ormai, tenere la barra a dritta sulla vita, basilare: <<Dico sempre che quando apro gli armadi di casa mia ci devo trovare gli armadi dei miei vestiti, non gli scheletri. Questo perché ho un'impronta che mi deriva dall'educazione data dai miei genitori. Mio padre, mi ha sempre insegnato a non avere debiti; per 50 lire di debito faceva venti chilometri pur di restituirle. Se tu hai i soldi, puoi disporre, compri, se no no, questo è stato il suo prezioso insegnamento>>. Scelte oculate hanno condotto Vitanza sul podio di un'efficienza di vita apprezzabile, basandosi sulla parcellizzazione delle scelte, personali ma anche professionali: <<Quando nel 1987, durante il periodo pubblicitario, ho superato il milione di lire – e dopo dieci anni di lavoro ero già il più ricco della famiglia – questo mi serviva, all'inizio per vivere, poi per sopravvivere. Poi ho reinvestito - dalla sedia e dal tavolino del primo ufficio – man mano che guadagnavo ho comprato un armadio, poi una scrivania più grande, delle sedie, poi un'altra scrivania per fare lavorare una persona con me. Mi ricordo che, con i primi soldini, ho acquistato un fax e una fotocopiatrice tutta mia così non dovevo dividerla con l'altro e, per utilizzarla, uscire dalla stanza>>. <<I primi dieci anni di vita professionale – rimarca il sovrano degli ufficio stampa – sono passati senza che mettessi da parte un soldo. É una storia da self made man>>.Riccardo Vitanza, sul finire degli anni ottanta, si divide tra le redazioni di People Music, Newsform giornale che si occupava dell’universo discoteche e la cura di diversi uffici stampa (Cangos Music Box, Pata Mata's). La svolta <<arriva nel 1994, prima con i progetti dell'Hainekkem Music Lab, poi ho lavorato con Trident – che è un'agenzia importante di concerti – e il tour di Jovanotti è stato il primo importante incarico che mi è stato affidato (senza dimenticare il tour di Ziggy Marley)>>. I Ramones, Blur, Cranberrie's , tanti concerti importanti pop e rock internazionali ma pure italiani. L'emozione provata con il tour di Jovanotti, nel suo passaggio da “Jimmy Five a “Penso positivo” è stata, quasi, contenuta: <<Sono sempre stato un ambizioso – perché l'ambizione la devi sempre mitigare e temperare con l'umiltà, il buon senso e l'equilibrio (non puoi essere ambizioso da passare, insomma sul cadavere, di tua madre) – con i giusti dosaggi. L'incoscienza del coraggio mi fece buttare in questo lavoro a capofitto e mi dicevo che sarei riuscito a fare un bel lavoro>>. Dopo quaranta concerti per Trident, seguendo la naturale evoluzione della vita e del lavoro, Vitanza arriva a mettersi in proprio: <<L'importante – svela - è tenere sempre una serie di concetti fondamentali e fondanti della propria vita e del proprio essere: la credibilità, il buon senso, l'umiltà, l'abnegazione, la correttezza, l'onestà. Oggi, ancor più di ieri, sono valori essenziali>>. Il re degli uffici stampa ammette che è duro e difficile, però importante, ormai, tenere la barra a dritta sulla vita, basilare: <<Dico sempre che quando apro gli armadi di casa mia ci devo trovare gli armadi dei miei vestiti, non gli scheletri. Questo perché ho un'impronta che mi deriva dall'educazione data dai miei genitori. Mio padre, mi ha sempre insegnato a non avere debiti; per 50 lire di debito faceva venti chilometri pur di restituirle. Se tu hai i soldi, puoi disporre, compri, se no no, questo è stato il suo prezioso insegnamento>>. Scelte oculate hanno condotto Vitanza sul podio di un'efficienza di vita apprezzabile, basandosi sulla parcellizzazione delle scelte, personali ma anche professionali: <<Quando nel 1987, durante il periodo pubblicitario, ho superato il milione di lire – e dopo dieci anni di lavoro ero già il più ricco della famiglia – questo mi serviva, all'inizio per vivere, poi per sopravvivere. Poi ho reinvestito - dalla sedia e dal tavolino del primo ufficio – man mano che guadagnavo ho comprato un armadio, poi una scrivania più grande, delle sedie, poi un'altra scrivania per fare lavorare una persona con me. Mi ricordo che, con i primi soldini, ho acquistato un fax e una fotocopiatrice tutta mia così non dovevo dividerla con l'altro e, per utilizzarla, uscire dalla stanza>>. <<I primi dieci anni di vita professionale – rimarca il sovrano degli ufficio stampa – sono passati senza che mettessi da parte un soldo. É una storia da self made man>>.

© RIPRODUZIONE ORIGINALE

Aggiungi il tuo ricordo al diario


Il Giornale del Ricordo

Scrivi il tuo ricordo