Violenza sulle donne: un'onda di 452 vittime

19 giugno 2016

di Paola Sanfelice

"Tra il 2013 e il 2016 in Italia le vittime di femminicidio sono state 452, l'8,5% in meno del triennio precedente" afferma il ministro dell'Interno, Angelino Alfano presentando al Viminale, lo scorso 18 maggio, un bilancio dell'attività del ministero in merito alla sicurezza e all'ordine pubblico. Secondo l'ultimo rapporto Eures sul femminicidio in Italia, 152 donne sono state uccise nel 2014 dai partner, circa il 32% delle vittime totali. Ancora peggio nel 2013, con 179 morti, praticamente una vittima ogni due giorni. In aumento del 14% rispetto alle 157 donne uccise nel 2012. Una gran parte di questi numeri è rappresentata dalla criminalità, mentre i femminicidi in famiglia sono una minoranza. Resta in aumento, però, il fattore donna nel totale degli omicidi in Italia che, secondo l'Eures si è attestata nel 2014 al 31,9% del totale. Aumentano nettamente, infine, rispetto a 25 anni fa quando i delitti di donne erano appena l'11,1% delle vittime totali. Dal 2013, inoltre, 11.423 donne sono state violentate, 21.272 picchiate e 78.106 vittime di lesioni. Il dramma delle donne uccise resta, ma la vera “emergenza” c’è stata nel 2002 e 2003. Ogni volta che le cronache, televisive soprattutto, ci portano in casa episodi di omicidi di donne, in particolare giovani, spesso uccise da partner o ex partner, allo sgomento si unisce l’eco di chi parla di “emergenza femminicidio”. “Uccise in quanto donne” Il termine “femminicidio” implica che la vittima sia stata uccisa in quanto donna, anche se in realtà non sempre è così, ma soprattutto è la parola “emergenza” che suona particolarmente inesatta, se analizziamo i dati su questi delitti. Scopriamo infatti innanzitutto che sono in calo, nel 2014 sono state uccise 0,47 donne ogni 100mila abitanti, una proporzione che non solo è quasi un terzo di quella degli uomini, 1,11, ma è anche inferiore a quella dei primi anni 2000, per esempio allo 0,65 del 2003. Nel tempo il tasso di omicidi di donne è fluttuata, ma con un chiaro trend alla discesa. E’ vero, sono diminuiti più velocemente gli omicidi di uomini, da 1,65 del 2002 a 1,11 del 2014, ma partivano da livelli decisamente maggiori, dovuti in particolare alla criminalità organizzata. Il caso della Calabria. Un altro dato è molto importante: è vero, la maggior parte degli omicidi di donne, quasi la totalità, è perpetrato da partner o ex partner o comunque da conoscenti, e questo tasso è salito dal 2002, quando le donne venivano uccisi in maniera quasi uguale da conoscenti e sconosciuti, al 2014, quando ormai l’87% delle vittime conosce il proprio assassino. Questa è però una tendenza anche tra gli uomini, dove ancora prevale l’omicidio da parte dello sconosciuto (per esempio l’agguato di mafia), ma il tasso di delitti in cui il colpevole è qualcuno che si conosce è triplicato, da 0,13 a 0,34, vicino al 0,41. A livello territoriale la percentuale minore di omicidi femminili sul totale, il 9,4% è proprio nella regione con più delitti, la Calabria (1,62 per 100 mila abitanti), mentre quelle maggiori, 63% e 66,7% rispettivamente, sono in Toscana e Umbria, che sono però sotto la media nazionale di delitti commessi. Dov’è la vera emergenza? Come sempre in questi casi è, di fatto, obbligatorio anche un confronto internazionale. In base ai dati dell’Unodc i tassi di omicidio di donne in Europa non erano, almeno nel 2012, ultimo anno disponibile, inferiori a quelli italiani, visto che si andava dai circa 0,75 per 100mila della Francia e della Germania (nel 2011 in questo caso) al 0,5 della Spagna, al 0,64 (2011) della Polonia.

I dati si riferiscono al: 2002-2014
Fonte: Istat

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News » INCHIESTE - Sede: Nazionale | domenica 19 giugno 2016