VERONICA POMPEO: VIBRAZIONI RAFFINATE IN “A PROVINCIAL PAINTER MOODS”

09 giugno 2019

di Roberto Dall’Acqua
 
VERONICA POMPEO con un’incantevole “A PROVINCIAL PAINTER MOODS” stupisce già al primo ascolto ma reiterando i motivi che compongono il suo affascinante disco - inciso per https://www.rustyrecords.net - ne traggo un ascolto che forma un caleidoscopio colorato di suoni ed emozioni.
 
- Chi è Veronica Pompeo?
Veronica Pompeo “è “e “non è “ tutto quel che è stata e sarà.
 
- Cosa vuol dire essere una donna moderna? È difficile essere donna oggi nell’era dei social?
Una donna libera di diventare quel che è, di esprimersi per quel che sente di essere e capace di manifestare la propria femminilità senza temere di perdere carattere e consapevolezza; una donna che ancora una volta resiste, come tante volte nella sua storia, pur di non soccombere di fronte ad un’era (anche quella dei social) che la vorrebbe ancora usata e fragile. Lessi un poesia di Alda Merini qualche anno fa, mi colpì parecchio:
“Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra..”
Alda Merini
 
- Gaber era noto per il teatro canzone. Tu ami fare canzone-teatro?
Credo che canzone e teatro, così come musica e teatro siano oggi più che in passato uniti in maniera intima e forte. Il verbo greco “theaomai”, da cui trae origine il termine “teatro” indica l’atto dell’ammirare, dell’osservare, dell’esser spettatore, del vedere. Oggi anche la musica vuole essere “vista”, ammirata, oggi la musica è da ascoltare e ammirare contemporaneamente; oggi lo spettacolo in musica non esiste senza la teatralità della messa in scena anche realizzata nello scarno scenario di un concerto classico. Cantanti sempre più belli e ben adornati, direttori dai folti capelli e dal sublime gesto, scenografie (anche naturali) molto ben scelte, o appositamente costruite; o in ambito della musica pop rock mega schermi che proiettano in gigantografie immagini di un palco ricco di strumentazioni, elettroniche e musicali, luci, scenografie, ballerini in sgargianti costumi che cambiano ad ogni canzone, acrobati, trapezisti, cantanti trasformisti degni dello più sfavillante Brachetti degli ultimi tempi. Oggi la Musica è Teatro. La Canzone è Teatro. E’ solo a noi che tocca, come chef stellati, saper calibrare magistralmente tutti gli ingredienti per presentare di volta in volta un evento unico e irripetibile, che lasci un buon sapore al palato e che soprattutto, a parer mio, e come Gaber ci ha insegnato con il suo “Signor G”, esprima se stessi senza ruoli predefiniti. Tout Court.
 
- Ti piace leggere su carta? Cosa ti da leggere tastando il fruscio della carta?
Adoro leggere su carta, ma trovo pratico leggere gli ebook. Ebbene sì sono a tutti gli effetti figlia dell’era digitale, oserei dire una digital victim, se mi si passa l’espressione, e a conti fatti
sono più gli ebook acquistati negli ultimi 5 anni che libri cartacei; ma, sarà l’età, che inesorabilmente rende più accorti, negli ultimi 2 mesi ho acquistato la bellezza di ben 4 libri cartacei e solo 2 in digitale! Umberto Eco diceva alla fine di un apologia riguardo ai libri su carta che “la forma-libro è determinata dalla nostra anatomia” e che lì sì che possiamo esser noi stessi, scrivendoci sù appunti, pensieri (quanti!), sottolineando i concetti più significativi (e non sia mai che qualcuno li prenda senza il nostro consenso che appaiono quasi dei segreti diari personali!!), lasciando cader di notte i fogli rilegati per terra mentre ci addormentiamo stanchi della giornata.
Penso ai miei libri quindi... e tasto la carta, or lucida or opaca, grezza, fine al tatto, di carta riciclata o plastificata, scura o chiara, colorata...vedo la copertina, per lo più flessibile che quella rigida non riesce ad esser giocosa come le mie grandi borse da giorno (ma anche da sera che per me la differenza di mise da adottare non la fa la luce o l’assenza di luce o le lancette dell’orologio magari in ora legale); penso al Titolo...ai caratteri scelti, ai colori, al tipo di texture per lo più diversa dal resto del frontespizio; al costo in basso a sinistra sulla copertina posteriore, magari con accanto, o sopra e quindi mi toccherebbe grattarlo via, l’adesivo della libreria dove quel pomeriggio piovoso comprai quel libro, per caso. Penso alle macchie di cipria, che dal mio viso, ai miei polpastrelli, alla pagina letta e riletta, è un attimo a crear quell’alone di vita distratta e truccata per ben apparire senza troppo mentire; e all’odore, dei posti in cui li ho lasciati a riposare, magari per mesi o anni, prima di aprirli, leggerne una parte, poi richiuderli e riaprirli dopo un pò o dopo tanto, o magari sono in attesa ancora; e al profumo, che indossavo quel giorno, quello con oli essenziali che non va via neanche dopo mesi...e penso a quella volta che alla domanda fugace di mio fratello “ma perché quelle sottolineature?” io risposi: “...così..m’andava così, chi se lo ricorda...” ...io mentii.
 
- Vivi da sola? Scelta saggia dovuta al fatto di poter organizzare meglio i tuoi spazi e il tuo tempo?
No, non vivo da sola. Per scelta consapevole! Vivo pienamente di musica, progetti, viaggi, di docenza e allievi esigenti, di letture, di studi continui, e di voce; la mia voce con la quale vivo una “relazione artistica” dinamica e forte allo stesso tempo praticamente da sempre; spesso si muove con me, altre volte mi conduce a quel che di me ancora non conosco e di cui lei è portatrice infallibile (guai a pensare di realizzare alla stessa maniera nel tempo un repertorio, un lavoro, un pensiero sonoro; quando mi è successo la mia voce ha fatto sentir forte la ribellione di non esser lo specchio di sé e me al 100 per 100). Tutto questo costa fatica, una bellissima fatica ma che mi porta lontano, con la mente e l’anima dove da sempre avrei voluto essere. Ed è per questo che la mia scelta di vita non può prescindere dalla vicinanza di chi mi riporta con la propria presenza nella bellezza della quotidianità. Necessaria e di cui non voglio fare a meno.
 
- Non pensi di stabilirti a Milano? Non la trovi più frizzante dal punto di vista culturale e professionale?
Milano è una città che sto imparando ad amare solo negli ultimi anni. Quella ordinata frenesia che un tempo me la rendeva apparentemente fredda, si è invece trasformata in ammirazione per la città italiana che più di tutte ha saputo cogliere lo spirito dei tempi spingendosi fino al punto di rappresentare per molti aspetti la bella e multiculturale Europa dei nostri giorni. Milano frizza sì, ma io amo solo alcuni vini frizzanti; dovremo metterci d’accordo e forse anche io e Milano finiremo per vivere uno squarcio di vita insieme...:)
 
- “Vogliamo realizzare la rottura della quarta parete, anche il pubblico fa lo spettacolo, contribuisce alla sua esistenza, sia a livello intellettuale sia in maniera concreta”. È realizzabile questo concetto di una nota attrice o le persone sono troppo compassate?
Le rispondo con un aneddoto rubato a uno dei miei dopo concerto : eravamo in camerino, prima ancora di svestirmi e passare ai miei amati jeans e scarpette, ed una donna dall’aria distinta si rivolge a me dicendomi: “ lei è stata sublime, mi ha portato lontano con la sua voce e stasera tornerò a casa con una grande serenità interiore...grazie di cuore...Ma vorrei chiederle se posso permettermi...Perché non ci guarda mai?” Ecco...la gente è pronta. Il pubblico vuol essere dentro l’artista, vuole farne parte, vuol entrare in quella creazione, fatta di mente cuore, anima, corpo, piacere e sofferenza. Quella donna con quella domanda, mi regalò la sua performance nascosta e segreta, c’era, lei era musica con me.
 
- Qual è il “tuo spettacolo”? Lo spettacolo che ha emozionato di più Veronica Pompeo? “Keith Jarrett Trio all’Arena di Verona” il 19 luglio 2004. Ecco cosa la musica dovrebbe essere.
 
- Obiettivi futuri? Che spettacoli hai in programma?
Portare a termine il mio nuovo lavoro nato in collaborazione con un giovane ma interessante esponente della musica elettronica internazionale. E’ una bella sfida per me tornare a toccare la musica colta contemporanea ed esserne contemporaneamente co-autore. Contemporaneamente è alle porte un progetto di “canzoni” che già so mi riserverà delle belle sorprese, e poi una nuova e bella collaborazione...
 
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News » DISCHI VOLANTI, MUSICA IN RETE di Vittorio Esperia - Sede: Nazionale | domenica 09 giugno 2019