IANNECE BONORA: ESORDIO LETTERARIO CON “LA TAVOLA DEGLI OTTO”
07 dicembre 2019
di Marco Giordano
"La tavola degli otto" inizialmente l'ho comprato per la copertina e per la bellissima presentazione. La prima, una clessidra luminosa su sfondo blu notte che ammalia da lontano, la seconda un'esperienza unica, full immersion all'interno del libro grazie a degli attori che, invece di leggere qualche pagina come mi è sempre capitato di vedere, fanno saltare il pubblico dalle sedie con la loro recitazione improvvisa, un effetto magico che ha affascinato e divertito tutta la platea e ha spinto tutti (soprattutto me) a pensare "no vabeh, ma io adesso devo sapere che succede!" E cosi me lo sono portato a casa.
"La Tavola degli Otto" si apre con un punto di domanda: chi sono questi otto? Con il prologo l'autrice ci introduce in un mondo magico abitato da divinità molto umane, con i loro pregi e difetti, che si scontrano e litigano "come bambini capricciosi" ma... il prologo non è altro che un piccolo sguardo sugli universi creati per noi. Lo ammetto, quando ho sentito "mitologia celtica" ho pensato ad un Fantasy anche se nella trama vengono introdotti i personaggi e le loro vite ... invece, di fantasy, La "Tavola degli Otto" mantiene il retrogusto, lo ritroviamo sparso a gocce fra la prima e la seconda parte. Ho apprezzato molto la divisione in due parti perchè crea attaccamento alla saga, i racconti hanno un finale aperto e il lettore, non sapendo dove si andrà a parare, è spinto a bersi pagina dopo pagina alla ricerca di una risposta.
Se dovessi scegliere una parola chiave direi "domanda", è un libro che ci spinge ad interrogarci tanto, è un libro che ci presenta mondi lontani dal nostro come futuri improbabili, passati distanti e culture molto diverse dalla nostra. Complimenti all'autrice perchè con ogni racconto si è misurata con un genere diverso, si passa dal romance al chick-lit alla narrazione di formazione, e ancora fantascienza, storico, realistico... impresa non facile se pensiamo alla fantasia servita per inventare 8 mondi e 8 protagonisti non casuali, ma con una personalità e con un percorso di vita che ricordasse i punti cardini dei sabbat celtici. Ciò che mi è piaciuto davvero tanto è stato il fatto che ogni racconto sembrasse essere stato scritto da un autore diverso, non so se sia merito dei suoi studi teatrali ma Raffaella riesce a indossare una maschera diversa a seconda della storia, è frenetica con Yuki, decisa con Imogene, di Odelia ci trasmette tutte le sue preoccupazioni, con Liza ho riso fino ad avere le lacrime agli occhi mentre con Luke ho sofferto e ho percepito tutta la sua paura, Bastian è diventato il mio migliore amico, Milo...beh su Milo non voglio dirvi nulla perchè vi lascerà a bocca aperta fino all'ultimo capoverso e infine la Milano di Sergio mi ha incantata. Non da' l'idea di essere un'esordiente anzi, sembra di leggere un autore che ha già navigato (non tantissimo ma il giusto) nel campo delle scrittura, forse perchè Bonora, prima di lanciarsi nel mondo dell'editoria, ha deciso di farsi le ossa nel campo del giornalismo, esperienza che l'ha aiutata sicuramente a limare quegli errori di forma (e a volte anche grammaticali) che sono un po' il marchio di fabbrica dei libri primi. Il mio racconto preferito? Liza! Sarà che somiglia davvero molto ad una mia cara amica ma mi sono immedesimato così tanto che avrei una richiesta per l'autrice: uno spin-off no? Pensaci! Scrittura lineare, scorrevole, veloce, descrittiva al punto giusto senza mai perdersi in chiacchiere inutili ma, soprattutto, finalmente un libro che prende! Una tale "febbre da lettura" non mi capitava da anni, l'ho terminato in quattro giorni (forse meno), mi ha rapito! Non riuscivo a staccare gli occhi dal volume e ad ogni pagina mi ripetevo "ok soltanto un'altra". Complimenti all'autrice, una delle migliori esordienti lette negli ultimi anni! Mi auguro di leggere molte altre belle cose! Ad maiora!
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