Com'è cambiato il calcio negli ultimi 40 anni16/1/2022

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Com'è cambiato il calcio negli ultimi 40 anni16/1/2022

Serie A con 16 squadre, niente stranieri, né sponsor sulle maglie, che non hanno colori sgargianti o particolari fantasie (solo unica tinta o a strisce verticali) che in campo sono rigorosamente numerate dall’1 all’11e fuori casa sono spesso bianche. Le partite iniziano tutte domenica pomeriggio allo stesso orario, arbitri e guardalinee vestono di nero e le sostituzioni consentite sono 2 a partita per squadra. Il pallone è di cuoio ad esagoni bianchi e pentagoni neri, la vittoria vale 2 punti e le uniche scommesse legali sono quelle del totocalcio (si vince col 12 e col 13). Le squadre a fine stagione, salvo rarissime eccezioni, contano gli stessi 16/18 elementi di inizio campionato, allenatore incluso. In tv (Rai2) viene trasmesso solo un tempo di una partita la domenica pomeriggio, dopo “90° minuto” su Rai1. Chi vince lo scudetto, la stagione successiva va in Coppa dei Campioni; la 2° e la 3° classificata in campionato disputano la Coppa Uefa; niente play-off, in nessuna serie: solo spareggi secchi in caso di arrivo a pari punti. Chi si aggiudica la Coppa Italia vola in Coppa delle Coppe. La squadra di club più forte al mondo è decretata dalla Coppa Intercontinentale, gara secca tra le vincenti delle precedenti Coppa dei Campioni e Coppa Libertadores (la Coppa dei Campioni del Sudamerica). Ai Mondiali vanno, ogni 4 anni, 16 squadre nazionali. Agli Europei, con la stessa cadenza quadriennale, 8. Amen.
 
Il calcio del 1980 è tutto qui. Semplice, lineare, riduttivo forse, ma più genuino e poetico di quello attuale. Che sia meno legato al denaro è invece un luogo comune. Trito, ritrito e, soprattutto, falso. Di soldi, nel mondo del pallone, ne sono sempre girati tanti in relazione al costo medio della vita di ogni singola epooca. E la frase: “prima era vero calcio, ora è solo business” già circolava negli anni ’30 e di lì, di generazione in generazione, è arrivata ai nostri giorni. Per il resto, il calcio dei primi anni ’80 a cui si è affacciato chi scrive è radicalmente rivoluzionato rispetto a quello di oggi, e di seguito ne sintetizziamo le progressive, singole evoluzioni:
 
1980-81: dopo 15 anni di chiusura agli stranieri (decisa dopo la figuraccia azzurra del ’66 in Inghilterra), le squadre di Serie A possono tesserare un giocatore non italiano. La Juventus acquista l’attaccante irlandese Brady, la Roma (che coi bianconeri sarà la vera mattatrice della prima metà degli anni ’80, così come Napoli e Milan lo saranno nella seconda metà) il centrocampista brasiliano Falcao, il Napoli il difensore olandese Krol, l’Inter il centrocampista austriaco Prohaska, la Fiorentina l’esterno argentino Bertoni, Le sostituzioni possibili a partita passano da questa stagione da 1 a 2;
 
1981: con la prima edizione del ”Mundialito” (torneo estivo fra 5 squadre blasonate di club, non riconosciuto dall’UEFA), un’emittente privata (Canale 5) ottiene per la prima volta i diritti di ritrasmissione tv, sinora tutti appannaggio della Rai.
 
1981-82: vengono liberalizzati gli sponsor, che così mettono il nome della propria azienda nelle maglie da gioco. Nascono sodalizi di lunga durata come Juventus-Ariston, Roma-Barilla, più avanti Inter-Misura, Napoli-Cirio prima e Buitoni poi, Milan-Mediolanum (con l’avvento di Berlusconi nel 1986).
 
1982: i Mondiali di Spagna vedono allargare le squadre partecipanti dalle canoniche 16 (come lo sono state per 9 edizioni, dal lontano 1934) a 24 (6 gironi a 4 squadre anziché 4);
 
1982-83: da questa stagione gli stranieri tesserabili passano da 1 a 2. Nascono così le prime coppie Platini-Boniek (Juventus), Bertoni-Passarella (Fiorentina), Muller-Juary (Inter), Bray-Francis (Sampdoria). Nella stagione seguente arrivano i sudamericani Cerezo (Roma), Zico (Udinese), Batista (Lazio), Dirceu (Napoli), Diaz e Barbadillo (Avellino), Pedrinho e Luvanor (Catania). Sarà tuttavia della stagione 1984-85 il boom di campioni stranieri: Maradona (preso dal Napoli per 13 miliardi e mezzo), Rummenigge (Inter), Socrates (Fiorentina), Junior (Torino), Larsen e Briegel (al Verona che sorprendentemente vincerà lo scudetto), Hatley (Milan), Souness (Sampdoria), Laudrup (Lazio) e Stromberg (Atalanta) i più noti. 
 
1988-89: due importanti novità da questa stagione: la Serie A si allarga a 18 squadre, ciascuna delle quali può tesserare 3 stranieri anziché 2. La Juve pesca in Russia (Zavarov) e in Portogallo (Rui Barros) per affiancare Laudrup dopo aver rispedito al mittente l’inglese Rush, l’Inter in Germania (Brehme e Matthaus), il Milan targato Sacchi-Berlusconi e fresco scudettato sempre in Olanda (Rijkaard si affianca a Gullit e Van Basten). Il Napoli aggiunge Alemao al duo collaudato Careca-Maradona, la Roma resta con 2 stranieri (Voeller-Andrade).
 
Se negli anni ’80 hanno visto progressive modifiche al campionato italiano, gli anni ’90 segnano una vera rivoluzione, soprattutto nel biennio 1992-93 che segna una vera e propria frattura col passato (sentenza Bosmann, avvento delle tv a pagamento, stravolgimento dei format delle competizioni europee). Ma andiamo in ordine.
 
1991-92: la Coppa dei Campioni introduce gironi al posto di quarti di finale e semifinali a eliminazione diretta. E’ il primo passo di un cambiamento progressivo ma radicale (dall’anno prossimo si chiamerà Champions League”.
 
1992-93: la legge Bosmann rivoluziona il mercato degli stranieri. Non essendo più riconosciuti tali i lavoratori non italiani dei paesi dell’Unione Europea, ogni squadra italiana può da adesso potenzialmente acquistarne quanti ne vuole, schierandone però massimo 3 in campo. Il limite dei 3 stranieri resta, ma solo per i calciatori adesso considerati tali, ossia gli extracomunitari. I calciatori non italiani salgono così a 73! Savicevic e Papin (al Milan) i più noti. Da questa stagione, inoltre, su retropassaggio i portieri non possono usare le mani.
 
1993-94: in estate la Lega Calcio sigla un accordo con l’emittente Tele+: è il primo atto con cui in pratica il mondo del calcio nazionale si consegna alle tv a pagamento, che in cambio di una pioggia di soldi (240 miliardi solo per questo primo anno) condizioneranno progressivamente format, calendari e modalità dei campionati, diluendoli fra anticipi e posticipi per quasi tutta la settimana (il famoso “campionato spezzatino”). Il tutto in nome dell’assioma più partite=più introiti. Si comincia in questa stagione con un anticipo serale di Serie B (il primo è il 28 agosto, Monza-Padova) e un posticipo di Serie A (29 agosto, Lazio-Foggia) a giornata, tranne le ultime 6 da disputarsi tutte in contemporanea. In Serie C1 vengono, infine, introdotti i play-off. Più che con altre modifiche passate e future, è soprattutto con la svolta delle tv e della legge Bosmann che il “calcio di una volta” tramonta definitivamente.
 
1994-95: per meglio equipararsi ad altri campionati europei (Inghilterra in primis), da questa stagione anche in Italia la vittoria dà diritto a 3 punti e non più a 2. E’ la Juventus a rompere il monopolio Milan (vincitore degli ultimi 3 scudetti) e ad assicurarsi il primo campionato coi 3 punti a vittoria. Da quest’anno, infine, al totocalcio (a cui da adesso si vince col 14 anziché col canonico 13) si affiancano altri giochi di scommesse: (totosei, totobingol e totogol). I play-off vengono estasi dalla Serie C1 anche alla C2.
 
1995-96: stagione di importanti mutamenti. Cade il limite di massimo 3 giocatori non italiani da schierare contemporaneamente in campo. Alla divisa nera degli arbitri si affianca adesso quella di altri colori (giallo, viola, verde), le sostituzioni consentite passano da 2 a 3 a partita e i giocatori in campo non devono rispettare più la numerazione da 1 a 11 ma ciascuno a inizio stagione sceglie un numero da 1 a 99 che mantiene per tutta la stagione. In ambito europeo, per garantire la partecipazione di più squadre alla Coppa Uefa nasce la Coppa Intertoto, un suo lungo prologo estivo. Durerà fino al 2008.  
 
1996: i Campionati Europei raddoppiano da adesso il numero di partecipanti, passando da 8 a 16 squadre (4 gironi da 4, poi eliminazione diretta). Quello di quest’anno si svolge in Inghilterra ed è vinto dalla Germania.
 
1997-98: la Champions League viene allargata a più di una squadra per nazione. Cade così l’esclusività tipica della Coppa dei Campioni che aveva sin qui sempre previsto la partecipazione solo delle squadre vincitrici dei campionati nazionali.
 
1998: il DM n.174 del 2/6/1998 liberalizza il mondo delle scommesse sportive e al totocalcio e giochi similari si affiancano Snai (già attiva nel mondo dell’ippica), Bwin, Eurobet, Betway ed altre agenzie specializzate. Con l’edizione francese del 1998, i Mondiali frattanto passano da 24 a 32 partecipanti e gironi della prima fase da 6 a 8.
 
1998-99: la Coppa delle Coppe vive la sua ultima stagione. La vince la Lazio. Nata nel 1960, è considerata ormai poco remunerativa dalle tv, e assorbita dal crescente aumento di partecipanti della Coppa UEFA. Le partite in tv passano intanto via satellite, il che impone agli abbonati alle piattaforme a pagamento l’istallazione di una parabola sul tetto o in balcone.
 
1999-2000: è stabilito che da adesso le 3° classificate nei gironi della seconda fase di Champions League continueranno a disputare la stagione in Coppa Uefa. Il format delle Coppa Europee, già gonfiato a dismisura e regolato da astrusi coefficenti matematici, si ingarbuglia sempre più.
 
2003-04: a inizio stagione le piattaforme digitali Tele+ e Stream confluiscono in Sky, a cui si affiancherà nell’estate 2004 Premium. Frattanto il caso-Catania (radiato ma poi reintegrato) provoca un terremoto in Serie B, che a seguito battaglie giudiziarie vede 24 partecipanti. Dalla stagione successiva saranno 22.
 
2004-05: la Serie A sale a 20 squadre. Lo vincerà la Juventus, ma il titolo le sarà poi revocato per illecito. Delle 6 neopromosse dalla B (Palermo, Cagliari, Livorno, Messina, Atalanta, Fiorentina), retrocedono solo i bergamaschi, mente i rosanero centrano addirittura la Coppa UEFA. In ambito europeo, vengono introdotti i gironi anche in Coppa UEFA (quelli di Champions League passano a 4). Va in soffitta, inoltre, la Coppa Intercontinentale (vinta dai portoghesi del Porto), che dalla stagione seguente sarà rimpiazzata dal Mondiale per Club (6 squadre, una per ogni continente). Vengono introdotti i play-off anche in Serie B.
 
2005-06: i brasiliani del Corinthians vincono il primo Mondiale per Club
 
2007-08: i gironi di Champions League passano da 4 a 6. La Nike, intanto, diventa fornitrice unica per i palloni di Serie A, dando il via negli anni a una progressiva evoluzione cromatica (colori e disegni più o meno fantasiosi) a volte indovinata, a volte assai meno.
 
2009-10: la Coppa UEFA diventa Europa League e viene strutturata in 12 gironi. Quelli di Champions League passano intanto da 6 ad 8.
 
2014-15: a causa delle numerose inadempienze e fallimenti di società di Serie C, la C1 e la C2 vengono unificate. Per qualche anno la nuova Serie C unica (3 gironi da 20 squadre) si chiamerà Lega Pro.
 
2017-18: dopo lunghe discussioni e polemiche arbitrali, in Serie A viene introdotta la moviola in campo (V.A.R., sta per Video Assistant Referee, ossia “assistente video dell’arbitro”).
 
2019-20: la Serie B torna al suo format più consolidato di 20 squadre.
 
2021-22: nasce la Conference League, altra competizione UEFA che così si affianca alla Champions e all’Europa League. Vi “raccoglie” le escluse dai turni preliminari delle due coppe maggiori ed altre di nazioni prestigiose non qualificatesi alle altre due coppe. Frattanto il V.A.R. viene esteso anche alla Serie B.
 
Questa la sintesi cronologica dei mutamenti calcistici degli ultimi 40 anni. Alcuni migliorativi, altri meno. Tradizionalisti e innovatori hanno trovato in essi sia soddisfazioni che lamentele. Quello di 22 uomini che in un rettangolo verde inseguono e si contendono un pallone resterà ancora quello che è sempre stato: lo sport più diffuso e partecipato al mondo. Che poi, però, in alcune epoche meno tecnologiche, con format più semplici e regole più stabili e durature nel tempo abbia fatto più sognare di altre, è un altro dato di fatto. E crediamo che ciò non sia dovuto ad un effetto nostalgico fatto di ricordi legati alla giovane età in cui a questo mondo del pallone ci si è cominciati ad affacciarci. O, almeno, non solo…
 
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