Musica, leggende e strisce pedonali28/11/2019

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Musica, leggende e strisce pedonali28/11/2019

di Giovanni Curatola

Quelle londinesi di Abbey Road, quasi alla confluenza con Grove End Road, sono senza dubbio le strisce pedonali più famose del pianeta. Merito dei Beatles, del loro 12° album (che la critica definirà il piu bello del gruppo) e anche un po’ del caso.

In origine, l’album avrebbe dovuto intitolarsi “Everest”, con tanto di foto copertina che li avrebbe ritratti in Tibet, ai piedi della grande montagna. Ma l’idea di un viaggio così lungo solo per uno scatto entusiasmava solo Paul McCartney, non gli altri 3 (John Lennon, George Harrison e Ringo Starr). Fu, a quanto pare, quest’ultimo, venerdì 8 agosto 1969, a risolvere la questione in modo spiccio. Quella mattina, dopo aver provato i pezzi dell’album presso gli “EMI Studios” (oggi “Abbey Road Studios”), siti al n.3 dell’omonima via della zona nord-est di Londra, prima della ripresa delle registrazioni programmate per le ore 14.30, i 4 si trovavano immersi nell’ennesimo, inconcludente dibattito sul titolo e sulla foto da dare alla copertina. Si era già in ritardo coi tempi (l’album era già quasi pronto, e in genere la copertina del disco è una della prime cose ad essere decise). A un certo punto, il batterista del gruppo sbottò: “E che cazzo! Facciamoci allora fotografare qui fuori, intitoliamo l’album “Abbey Road” e stop!”. Così fecero. Uscirono e si fecero fotografare da Iain Macmillian (amico di John Lennon) lì fuori, mentre attraversavano in fila indiana le strisce pedonali. Erano le 11.35. Da quel momento, quasi quindi per caso e senza che nessuno avesse potuto minimamente immaginarlo, queste anonime strisce di una grande ma altrettanto anonima arteria londinese, entreranno nella storia. Da subito meta di fans dei Beatles e della musica in genere che si fanno immortalare attraversandole, queste strisce sono state oggi dichiarate patrimonio d’Inghilterra e tutelate, in quanto tali, dalla legge.

Tornando a quella calda mattina di metà estate di 50 anni fa, con la compiacenza del vigile urbano più vicino che fermò il traffico per una decina di minuti, il fotografo si piazzò su una scaletta basa di legno al centro di Abbey Road ed eseguì 6 scatti ai 4 che attraversarono la strada su quelle strisce. L’ordine lo scelse il fotografo: John Lennon, il più alto, apri-fila con folta barba, mani in tasca e completo bianco. Seguivano Ringo Starr (in completo scuro) e Paul McCartney (completo blu, giacca aperta, sigaretta in mano e a piedi nudi negli ultimi scatti), quindi chiudeva il gruppo George Harrison, jeans e camicia. Fecero 6 volte avanti e indietro su quelle strisce: 3 per direzione, 6 traversate in tutto, uno scatto per ognuna delle 6. Il sole cocente, la nota impazienza di John, il traffico che non poteva essere fermato ancora a lungo e il radunarsi di curiosi inducevano a stringere i tempi. Si cercò di far togliere un maggiolino Wolkswagen bianco al lato della strada, ma risultò essere di un tizio partito per le vacanze e restò lì, immortalato alla sinistra del gruppo in fila sulle strisce. Alle 11.45 era già tutto finito. In attesa delle 14.30, Ringo Starr si dedicò a qualche compera in zona, Harrison preferì un salto allo zoo del vicino Regent’s Park mentre Lennon e McCartney andarono a mangiucchiare velocemente qualcosa nella casa londinese di quest’ultimo. La storia di quelle strisce e quella strada era stata già scritta. In 10 minuti. La foto prescelta (la 5° delle 6 scattate, la più significativa perché tutti e 4 con passi simmetrici e metaforicamente con alle spalle gli studi, a significare l'imminente scioglimento del  gruppo), diverrà la copertina d’album più famosa della storia della musica, e darà adito a ogni sorta di leggenda. La più diffusa, voleva i 4 in fila indiana riprodurre un corteo funebre, ricollegandosi alla famosa tesi che voleva Paul McCartney già morto dal 1966 e sostituito da lì in avanti da un sosia. Non a caso Paul era l’unico dei 4 immortalato a piedi nudi, e i morti in Inghilterra sono sepolti senza scarpe. La sua figura altra non sarebbe stata se non la sua salma, trasportata davanti e dietro da Ringo Starr e George Harrison e preceduta dal “sacerdote” Lennon, non a caso in abito bianco. Un automezzo nero sulla destra ricordava poi quelli usati dalla polizia mortuaria inglese, la targa della Volkswagen bianca (“LMW 28 IF”) sarebbe stata per “Linda McCartney (moglie di Paul) vedova” e “28 IF” sarebbero gli anni di Paul 28 appunto “IF”, cioè “se” (fosse ancora vivo).

Coincidenze agghiaccianti, ma pur sempre coincidenze. Come le altre legate a presunti simboli nelle copertine dei dischi o messaggi nascosti che verrebbero fuori riascoltando al contrario alcuni nastri in certi passaggi (con Lennon che direbbe che Paul è morto e quanto mancasse al gruppo). A dispetto di tali teorie, quello che a dispetto della leadership di Jhon Lennon fu in realtà il più creativo dei 4 Beatles (sue creazioni furono, tra le altre, "Hey Jude", "Yesterday" e "Let it be") è a tutt’oggi vivo e vegeto, a 77 anni porta ancora la sua musica in seguitissimi concerti ed è probabile che sulla vicenda della sua presunta morte, ai tempi, gli stessi Beatles ci abbiano poi voluto giocare sù alimentandola con appunto messaggi nascosti nei loro dischi e nelle loro copertine. Tanto più che nel 1993, a 23 anni dallo scioglimento del gruppo, lo stesso Mc Cartney pubblico l'album "Paul is live" ("Paolo è vivo"), con in copertina lui e il suo cane sulle celebri strisce di Abbey Road e con la targa del famoso maggiolino riportante non più "28 IF" ma "51 IS", ossia l'età sua in quel momento e il verbo al presente ("è") anziché al condizionale. Quanto alle strisce, che come detto richiamano ancora 50 anni dopo moltissimi turisti a spasso per Londra, sono adesso pure monitorati, in quanto protetti dalla legge, da una webcam 24 ore al giorno:

www.earthcam.com/world/england/london/abbeyroad/?cam=abbeyroad_uk).

I vicini studi musicali della EMI sono ancora in piena attività, non visitabili ma con annesso store per lo shop. Questione, immancabile, di business…

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