Non sono mai stata quella giusta13/5/2019

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Non sono mai stata quella giusta13/5/2019

di Martina Boselli

Non sono mai stata quella giusta.

Perfino il primo giorno di scuola delle medie mi sono ritrovata nella classe sbagliata. 

Quelli che consideravo i miei nuovi compagni di scuola, entravano, mi guardavano strano, e si mettevano vicino la finestra a chiacchierare tra loro come se si conoscessero già. 

Avrei dovuto capirlo da me che sì, non erano estranei l’uno all’altro, facevano gruppo, mentre io me ne stavo in silenzio vicino il muro, al primo banco, a leggere un libro, aspettando che magari qualcuno si avvicinasse e mi chiedesse come mi chiamavo o se mi andava di stare con loro. Ovviamente nessuno lo fece. 

Poi venne una professoressa, mi guardò e mi disse: “Quanti anni hai?” E io risposi che ne avevo 11.

“Non devi stare qui, questo non è il tuo posto. Guarda che hai sbagliato aula”.

Quel giorno avevo semplicemente sbagliato aula, a volte invece, mi sento di aver sbagliato vita. 

Di aver sbagliato ad essere come sono.

Non sono mai stata quella giusta. 

Come quella volta che durante la ricezione di una palla, anziché effettuare un bagher e portarla dall’altra parte della rete, feci una schiacciata e la spinsi verso il basso. 

Nel mio campo. E io ero stata messa in fondo a difesa della squadra. Io. 

Quel giorno avevo preso una decisione sbagliata e l’allenatore pure. Non era il posto adatto a me quello. 

In realtà penso di non essere nel posto giusto un sacco di volte al giorno.

Non sono mai stata quella giusta.

Come quella volta in cui durante le prove del coro, in quinta elementare, la maestra si accorse che non potevo essere una solista. Sbagliavo i tempi e per quanto impegno ci mettessi, per l’emozione, a causa di tutti quegli occhi puntati su di me, sbagliavo persino le parole della canzone. E così fui rimessa al mio posto, insieme agli altri e mi si chiese anche di abbassare il tono della voce.

Credo sia una costante della mia vita, ho sempre sbagliato qualcosa. I tempi. I luoghi. Le parole. Le scelte. Le persone anche. 

Non sono mai stata quella giusta per un sacco di motivi.

C’è sempre stato qualcosa in me che non andava, difetti fastidiosi, il mio silenzio quando c’era da parlare magari, il mio non saper dire “ti voglio bene”, il modo di stare seduta a tavola, sì forse anche quello ha contribuito a rendermi sbagliata. Ho uno strano tic, dopo poco essermi messa sulla sedia comincio a muovere le gambe. Alle persone spesso  fastidio questo genere di cose e qualche volta mi sono sentita dire “smettila di farlo”, “smettila di essere così” ecco, quest’ultima è la cosa che più mi sento ripetere da anni. 

Perché come sono? Sbagliata ecco come.

E la cosa più sbagliata non è stata farsi dire di esserlo, ma aver creduto d’esserlo davvero.

Sbagliata poi per chi? Sbagliata poi per cosa?

Sono sbagliata quando troppo spesso credo di non essere abbastanza.

Sono sbagliata quando so farmi influenzare dalla visione distorta di me e comincio a credere che forse davvero sono così.

Sono sbagliata quando non credo in me stessa.

Sbagliata quando penso di essere un completo disastro e non guardo mai alle cose buone compiute, eppure, ce ne sono.

Sono sbagliata quando mi lascio abbattere anziché combattere per ciò che desidero davvero.

Sono sbagliata quando penso di essere difettosa, e invece non capisco che sono semplicemente diversa ed è questo che mi rende unica. Ed è questo che mi rende speciale per pochi.

Io sono così: sbagliata nel mio cuore ricucito per non aver saputo apprezzare la felicità quando mi è capitata tra le mani. E averla rimpianta quando poi me la sono fatta scivolare come sabbia.

Forse un giorno saprò accettarmi per come sono e smetterò di chiedermi se merito che una cosa bella mi accada.

Forse un giorno saprò guardarmi con occhi nuovi e dirò finalmente: “Sì, io lo merito dopo tutto ciò che ho passato e me lo vado a prendere a grandi morsi”.

Forse un giorno riuscirò a dirmi: “non sono sbagliata, sono giusta seppur vestita di insicurezze e fragilità. Seppur incapace di dire “ti voglio bene”, io sono giusta.”

E all’affermazione di qualcuno che crede di essere migliore, saprò dire che anche io so esserlo. Ma non migliore di qualcun altro, migliore della me che credeva di essere difettosa. 

Che credeva di dover essere rottamata. Si può. Devo solo imparare a dirlo a gran voce e crederci un po’ di più. 

E lo farò, ecco, cosa mi prometto oggi: di accettarmi per come sono, perché posso e devo farlo. 

Lo merito. 

Me lo merito.

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