A 4 anni, d'improvviso, un corriere dello Zar... 4/3/2023

Memoria per A 4 anni, d'improvviso, un corriere dello Zar...

Aggiungi il tuo ricordo al diario

A 4 anni, d'improvviso, un corriere dello Zar... 4/3/2023

di Giovanni Curatola

Galeotto, quella domenica del 26 settembre 1976, fu un impegno serale dei miei genitori. I quali, come spesso accadeva in simili occasioni, mi lasciavano durante la loro assenza giù al 2° piano (noi stavamo al 4°) dove abitavano mio zio e i miei nonni materni. Io avevo 4 anni. Quella sera la televisione di stato (oggi “Rai1”, ma allora c’era solo una rete) alle 20.45 mandò in onda per la prima volta in Italia la prima di 5 puntate di un’ora e un quarto ciascuna (le altre 4 sarebbero andate in onda le domeniche successive, fino all’ultima del 24 ottobre) di uno sceneggiato che avrebbe colpito così tanto la mia curiosità e la mia fantasia da incidere profondamente sulla mia crescita, sulla mia immaginazione e sull’orientamento di certe mie passioni future che quasi 50 anni dopo mi porto, immutate, ancora dentro.

Lo sceneggiato, ambientato nella Russia del tardo ‘800, si chiamava “Michele Strogoff” ed era incentrato su una missione segreta che questo corriere dello zar doveva compiere attraversando un paese sconfinato e pieni di pericoli. Ancora non potevo saperlo quella domenica di fine settembre del 1976, quando mi posizionai anch’io con i "grandi" davanti la tv, in bianco e nero, ma la mia passione per i viaggi (soprattutto se conditi da una buona dose d’avventura e di spericolatezza), per la geografia e per la storia, nacquero di fatto lì, davanti quello sceneggiato. Era la curiosità e il brivido legati al rischio di quella missione, a quell’immenso e variegato territorio (fiumi, città, pianure, e soprattutto la catena montuosa degli Urali e le immense steppe siberiane) che pullulava di nemici (i tartari) e di animali ostili (lupi, orsi) ma necessariamente da attraversare senza sosta, a qualunque ora e con qualunque condizione metereologica, a piedi o coi fortunosi mezzi di volta in volta disponibili (treno, nave, cavallo, slitta, zattera, carro). Furono soprattutto le scene dell’avvicinamento agli Urali della 1° puntata e del loro attraversamento fra tante avversità e durante una tempesta (sarà stata la 2° puntata, o magari la fine della 1°, chissà…) che mi si impressero di più nella mente.

A fine puntata (ore 22.00, dati che rintraccerò poi con ricerche ad hoc negli anni successivi), in attesa che tornassero i miei per salire a casa a dormire interrogavo poi mio zio su dialoghi o scene che non avevo capito, e che integravano la mia “fame” storica e geografica sulla Russia zarista, sulle sue lunghe distanze fisiche e sul suo territorio in genere. Così le successive 4 domeniche (con o senza altri impegni dei miei) mi videro sempre giù al 2° piano a vivere sullo schermo il seguito delle avventure di quel forte e simpatico corriere dello Zar (l’attore era il rossiccio Raimund Harmstorf, che curiosamente poi ritroverò nella parte del “cattivo” in vari film di Bud Spencer). Avventure rese ancor più tali dalle lenti, melanconiche e magnificamente struggenti note di “Nadia’s theme”, la colonna sonora dello sceneggiato a firma di Vladmir Cosma.

Così quando questo finirà (ma lo riproporrà la tv già 2 anni dopo, 1978, stavolta in 13 puntate da 25 minuti l’una, prima di cena) e Michele Strogoff avrà terminato vittoriosamente ad Irkutsk quella missione che a un certo punto sembrava definitivamente compromessa, questa avrà già inculcato indelebilmente al sottoscritto l’amore per la Russia, le divise militari, il treno, la montagna, la natura in genere, le mappe geografiche, gli spazi sconfinati e le lunghe distanze da percorrere, il senso d'orientamento, la convinzione di quanto astuzia, flessibilità e sangue freddo siano necessari a fronteggiare gli imprevisti che impongono in corso d’opera mutamenti di piani o di rotta, infine il convincimento che il bene alla fine trionfa sempre. Che poi purtroppo nella vita non sarà sempre così, quel bambino di 4 anni lo apprenderà strada facendo, ma intanto al felice, e stavolta sereno, ritorno del corriere dello Zar e di Nadia a Mosca attraverso la Siberia innevata, fece eco la sua fantasia accesasi e l’appagamento per quanto appreso nelle 5 domeniche di quel tardo 1976.      

  © RIPRODUZIONE RISERVATA copyright www.ilgiornaledelricordo.it

Aggiungi il tuo ricordo al diario


Il Giornale del Ricordo

Scrivi il tuo ricordo