Maria Corina Machado, Premio Nobel per la Pace 2025
15 ottobre 2025
Il Premio Nobel per la Pace 2025 è stato assegnato a Maria Corina Machado, simbolo del coraggio democratico in Venezuela. La sua lotta pacifica per la libertà accende la speranza di un intero popolo.
Una donna contro l'oscurità
Oslo / Caracas – “Una coraggiosa e impegnata paladina della pace, una donna che mantiene accesa la fiamma della democrazia in mezzo a un’oscurità crescente.”
Con queste parole, il Comitato Norvegese per il Nobel ha annunciato l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2025 a Maria Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana e simbolo universale di resistenza civile.
La voce di un popolo che non si arrende
Nata a Caracas il 7 ottobre 1967, maggiore di quattro sorelle, ingegnera e attivista, Maria Corina Machado ha intrecciato la sua vita con quella del suo Paese.
Deputata dell’Assemblea Nazionale dal 2011 al 2014, fondatrice del movimento politico Vente Venezuela e cofondatrice dell’associazione civile Súmate, ha sempre creduto nel potere della partecipazione e della libertà di scelta.
Nel 2011 ottenne il numero più alto di voti nella storia del Parlamento venezuelano. Quando, nel 2014, fu espulsa dopo aver rappresentato Panama all’Organizzazione degli Stati Americani, rispose con coraggio: non con l’esilio, ma con la lotta pacifica.
Nel 2018, la BBC l’ha inserita tra le 100 donne più influenti del mondo.
"Voti al posto dei proiettili"
Da più di vent’anni Machado combatte per elezioni libere in un Paese schiacciato da un regime che ha ridotto in miseria milioni di cittadini e costretto quasi otto milioni di persone a emigrare.
“È stata una scelta di voti al posto dei proiettili”, ha detto una volta, riassumendo la sua visione: la democrazia come atto di pace.
Il Comitato per il Nobel ha riconosciuto in lei una figura capace di trasformare la paura in determinazione e la rabbia in impegno civile. La sua battaglia, spesso condotta nell’ombra, ha dato voce a un intero popolo che rifiuta il silenzio dell’oppressione.
Il coraggio della rinuncia e la vittoria morale
Nel 2024, Machado era la candidata unitaria dell’opposizione alle elezioni presidenziali. Il regime, temendo il suo consenso, la escluse dalla corsa.
Lei non si arrese: appoggiò Edmundo González Urrutia, dimostrando che l’unità è più forte dell’ambizione personale.
Mentre il governo manipolava il voto, milioni di cittadini si organizzarono per difendere i seggi, documentare i risultati, proteggere la verità.
L’opposizione pubblicò i conteggi reali, rivelando una vittoria netta. Il regime non la riconobbe, ma quella notte il Venezuela ritrovò la propria dignità.
Una vittoria morale, una scintilla di rinascita.
"La democrazia è la precondizione della pace"
Il Comitato norvegese ha sottolineato come il caso venezuelano non sia isolato: “Viviamo in un mondo in cui la democrazia è in ritirata, dove i regimi autoritari ricorrono sempre più spesso alla violenza. La democrazia è la precondizione per una pace duratura.”
Il riconoscimento a Machado va dunque oltre i confini del Venezuela. È un richiamo globale alla difesa dei diritti umani, della libertà di stampa e della giustizia.
In tempi di nuove tirannie e verità manipolate, la sua voce è un faro per chi crede ancora nella forza delle istituzioni e delle idee.
Una speranza che non muore
Negli ultimi mesi, Maria Corina Machado ha vissuto in clandestinità, costretta a nascondersi per sopravvivere. Eppure, non ha mai abbandonato il suo Paese.
Ha continuato a parlare, a ispirare, a unire.
Incarna ciò che Alfred Nobel definiva il cuore del suo premio: la capacità di trasformare la resistenza pacifica in un motore di cambiamento.
Ha unito un popolo, resistito alla violenza, creduto nella pace.
Maria Corina Machado dimostra che la democrazia non è solo un sistema politico, ma una scelta quotidiana di coraggio e dignità.
“Quando tutto sembra perduto, la libertà trova sempre qualcuno che la difende. Io non combatto per il potere, ma perché il mio popolo possa scegliere.”
— Maria Corina Machadodi Giorgia Pellegrini
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