Lucio Dalla, anima di Bologna1943-2012

Memoria per Lucio Dalla, anima di Bologna

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Lucio Dalla, anima di Bologna1943-2012

di Mauro Bonafede

Lucio Dalla è stato l'anima di Bologna. L’anno scolastico 1970/71 fu quello dell’inizio dei miei studi superiori all’istituto per geometri Antonio Pacinotti di Bologna. Quell’ultima estate, prima dell’inizio della scuola, ai maschi della mia generazione resterà nella memoria come quella dei mondiali di calcio di Città del Messico, dove la nazionale italiana di Ferruccio Valcareggi fu sì sconfitta in finale da quell’armada invincible del futebol del Brasile di Pelè, Tostao, Gherson e soci, ma scrisse parimenti una delle pagine più entusiasmanti del football mondiale: la storica vittoria per 4 a 3 allo stadio Azteco contro la fortissima e splendida Germania di Franz Beckenbauer, Gerd Muller, Uwe Seeler, Wolfgang Overath e compagni. Sull’onda di quei risultati trionfali estivi, a ottobre iniziavo dunque la mia superiore avventura scolastica. I professori erano tanti quante erano le materie, o raggruppamenti di esse, come alla scuola media che ci eravamo lasciati alle spalle, ma ci davano del Lei e questo mi piaceva molto. mi responsabilizzava e mi faceva sentire adulto. Sia come sia, i nuovi studi mi prendevano, soprattutto l’ italiano e la storia, l’inglese e la chimica, tutto mi appassionava e sembrava allargare il mio sguardo sul mondo. Il rodaggio iniziale del primo anno di scuola superiore volgeva già al termine quando, agli inizi del 1971, uno sconosciuto cantante bolognese di nome Lucio Dalla si presentava all’annuale Festival di Sanremo, tradizionale e attesissima kermesse nazionale della canzone italiana, con la struggente: “4 marzo 1943.” In quei giorni in città non si parlava che di lui e della sua canzone e anche i professori a scuola si lasciavano andare sull’argomento. Inaspettatamente la prof. Porrini di matematica e fisica ci svelò un segreto: Lucio Dalla era stato un suo allievo; non proprio uno studente modello perché collezionava anche dei “ non classificabile” ma una mente brillante che mostrava, fin da allora tutta, la stoffa di cui sarebbe stato capace. Questa rivelazione trasformò per me la prof. Porrini nell’anello di congiunzione con Lucio Dalla. Da quel momento il ragazzotto quattordicenne che ero cominciò a interessarsi di più sia alla matematica e alla fisica sia a Dalla e ai cantautori che in quegli anni cominciavano a imporsi (De André, De Gregori, Vecchioni, Gaber…) cantando testi che parlavano di noi e del tempo storico in cui eravamo immersi. Sono quelli anni in cui gli echi mondiali ed europei del Sessantotto, da Praga alle università americane, passando per Parigi, Roma e Milano, sono tutt’altro che spenti nonostante le svariate repressioni come quelle sovietiche a Praga e le uccisioni degli studenti a Berckeley. Il 1973 è l’anno del golpe fascista in Cile e della fine del governo di Unidad Popular di Salvador Allende. Muore Pablo Neruda e il mondo scopre la dolcezza della musica andina degli Inti Illimani come insieme di canti di lotta e di amore dell’America Latina. I Pink Floyd ci fanno pensare con "The Dark Side of The Moon" e poi con "The Wall". La lotta ha mille colori e la musica ne è il caleidoscopio. Sono gli anni delle generazioni che hanno manifestato contro la guerra nel Vietnam, e Bob Dylan e Joan Baez ne sono gl’interpreti. Questo è il contesto culturale e storico nel quale prende il largo, come a voler solcare nuovi mari, Lucio Dalla, che dal 1973 al 1976 compone - con la collaborazione del poeta Roberto Roversi - ben 3 splendidi 33 giri in vinile (allora si chiamavano LP Long Playng): “ Il giorno aveva 5 teste “, “Anidride Solforosa” e “Automobili“. L’immigrazione ("L’auto targata to"), le morti sul lavoro ("L'operaio Gerolamo"), l’ecologia e l’ambiente (tema ricorrente anche nel successivo "Com’è profondo il mare"), la violenza sulle bambine ("Carmen Colon"), la violenza del potere nella storia d’Italia ("Le parole incrociate)", le speculazioni di borsa ("La Borsa Valori"), l’emarginazione sociale ("Mela di scarto"), sono fra i temi forti esplorati con i testi poetici di Roversi musicati da Dalla. Per conoscere Dalla, quindi, non si può che partire da qui: noi, i ragazzi bolognesi di allora, ne fummo incantati. Un incanto che dura ancora. Bologna rimane lo scenario non solo sociale, ma anche artistico che più è stato intrinseco a Dalla: a testimoniare il suo profondo interesse per l’arte della sua/nostra città c’è il testo di una canzone, mai incisa, dedicata ad Amico Aspertini, pittore e scultore bolognese del ‘500, le cui opere sono per la maggior parte conservate nella sua città natale. Il carattere bolognese di Dalla è autentico: non è mai esibito in maniera autoreferenziale e rimane la sua radice dialogante, senza timori, con il mondo, lo sprone che lo porta a essere un artista totale: musicista, paroliere, attore (grande appassionato di cinema, ha partecipato anche a numerosi film), mecenate, talent scout (sono tanti a dovergli qualcosa nel panorama musicale italiano…). E poi lo sport: il Bologna Calcio e la Virtus Pallacanestro erano un’autentica passione che lo legava indissolubilmente alla città. Memorabile la sua foto in abiti virtussini, lui piccolotto, sovrastato dai giganti del basket! Ma Lucio Dalla e Bologna è anche la vicenda umana e sentimentale di un uomo famoso che non ha mai perso il senso delle proprie radici e che ha sempre restituito parte della sua fama alla città dei più deboli ed emarginati, non solo attraverso canzoni (penso a "Piazza Grande", la nostra Piazza Maggiore, il cuore di Bologna, nei pressi della quale – in via Massimo D’Azeglio – ha abitato fino alla morte), ma con atti concreti di attenzione, alcuni nell’ombra, altri meno, come il pranzo di Natale che ogni anno offriva ai senza fissa dimora presso il ristorante "Napoleone" di via Genova, un locale di periferia. E proprio le periferie, da cui lui stesso proveniva, erano i luoghi che gli erano più cari come motori dello spirito vero della città e non come spazi vuoti da riempire a suon di centri commerciali in termini elettoralistici dagli amministratori di turno. Che la terra ti sia lieve, caro Lucio. Mi piace pensarti dove sei ora mentre suoni la fisarmonica che portasti alla Festa dell’Unità della sezione del PCI “Ruggiero Greco” di via delle Fragole dove allora abitavi. Io ventenne militante, rimasi con molti altri incantato ad ascoltarti mentre ci anticipasti la canzone “Disperato erotico stomp”, inserita poi nell’album “Come è profondo il mare”, cantandola in mezzo alla gente con tutta la semplicità di cui eri capace, tra un piatto di tagliatelle e un bicchiere di lambusco. Era il 1976.

Lucio Dalla, Bologna 4 Marzo 1943 – Montreaux 1 Marzo 2012

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