Bologna, 2 agosto 19802/8/1980

Memoria per Bologna, 2 agosto 1980

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Bologna, 2 agosto 19802/8/1980

di Mariangela Mombelli

2 agosto 1980 ore 10.25: una bomba a tempo posta nella sala d’aspetto di seconda classe esplode, sventra l’ala sinistra della Stazione Centrale, investe in pieno il treno Ancona-Chiasso fermo al primo binario. Perdono la vita 85 persone, oltre 200 rimangono ferite. La città di Bologna non è più la stessa. E’ il primo fine settimana di agosto, gli ultimi preparativi per le ferie dei bolognesi e degli italiani sono improvvisamente interrotti dalle voci che cominciano a correre in città di “qualcosa di grosso” che è successo alla stazione. Una caldaia scoppiata. Forse una bomba. Come tanti, giovani e meno giovani, Mauro Bonafede, ventidue anni, cerca di raggiungere la stazione, ma i viali di accesso sono bloccati e il traffico è deviato, solo le ambulanze sfrecciano a sirene spiegate, con gli elicotteri della polizia che sorvolano incessantemente la città. <<Ai bolognesi fu subito chiaro che non eravamo di fronte a una disgrazia: sei anni prima, il 4 agosto 1974, la bomba sul treno Italicus scoppiò per errore nella galleria di San Benedetto val di Sambro, l’obiettivo anche allora era la stazione di Bologna e se quel treno fosse esploso secondo le intenzioni degli attentatori il bilancio delle vittime sarebbe stato ancor più spaventoso. A piedi arrivai a 200 metri dalla Stazione: la intravidi squarciata, tra polvere, fumo, odore di bruciato, incrociavo persone dallo sguardo perso di chi è sopravvissuto ai bombardamenti di guerra, le ambulanze trasportavano senza sosta i feriti negli ospedali cittadini, un autobus della linea 37, trasformato in carro funebre con tendine bianche ai vetri, faceva la spola per portare i cadaveri all’Istituto di Medicina Legale, poco distante dalla stazione >>.

Quale fu la reazione della città?
<<La reazione fu immediata, di grande coraggio e di impegno civile. I soccorsi vennero organizzati subito, o per meglio dire autorganizzati: vigili del fuoco, soccorritori, medici e infermieri, ragazzi dell’Esercito, forze dell’ordine, tassisti, autisti degli autobus, facchini della stazione, ferrovieri, passanti.. tutta la città si trasformò in una macchina per l’assistenza e i soccorsi; si formarono catene umane in cui venivano passati i calcinacci, nella notte del 2 agosto venne terminato il primo lavoro di sgombero, tutti i feriti erano stati soccorsi e i morti ricomposti negli obitori. Il sindaco Renato Zangheri si trovava sul Mar Nero, in visita a Karkov, città gemellata con Bologna, e riuscì a rientrare soltanto dopo due giorni, ma la sera stessa Piazza Maggiore, colma di rabbia e di dolore, conteneva a fatica i bolognesi che manifestavano l’indignazione e la consapevolezza di essere di fronte all’ennesima strage di matrice fascista, volta a destabilizzare l’Italia. Dopo piazza Fontana a Milano (Banca Nazionale dell’Agricoltura - 12 dicembre 1969), piazza della Loggia a Brescia (Manifestazione sindacale - 28 maggio 1974), l’Italicus (treno - 4 agosto 1974), Bologna pagava nuovamente e in modo orrendo un tributo di sangue altissimo>>.

Perché ancora Bologna?
<<Bologna era un obiettivo politico unico in Italia nella sua specificità: la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche dell’Amministrazione costituiva un esempio di costruzione dal basso di una vera democrazia rappresentativa. Il sindaco Zangheri, dal palco dei funerali sul sagrato di San Petronio, supportato dalla vicinanza fisica del presidente Pertini, diede voce alla città interpretando quel sentimento diffuso di partecipazione diretta e democratica che le bombe volevano mettere a tacere in tutto il Paese partendo proprio da Bologna, laboratorio di sperimentazione di un governo retto dall’alleanza tra PCI e PSI, che raccoglieva sempre più consensi>>.

Che verità è stata fatta sulla strage di Bologna?
<<Fancesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini, membri del NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari, organizzazione terroristica fascista), sono stati condannati in via definitiva quali esecutori materiali della strage, ma, per tutta una serie di depistaggi, a 36 anni da quel giorno non si conoscono ancora i mandanti. La mancanza della verità accomuna la strage del 2 agosto 1980 a tutte le altre stragi terroristiche, comprese quelle di mafia, che hanno segnato l’Italia. Il futuro del nostro Paese è quindi ancora ipotecato perché non è possibile parlare di sviluppo della democrazia se non si squarcia questo buio e non si accertano le responsabilità>>.

Il 2 agosto sarai in piazza anche quest’anno?
<<Certo, “Bologna non dimentica” è lo striscione con cui l’Associazione dei Familiari delle Vittime apre ogni anno la manifestazione, ma mai come quest’anno credo che la commemorazione debba rompere i canoni della ritualità ed essere condivisa con tutte le realtà scosse dalle stragi degli ultimi tempi, Parigi, Bruxelles, Nizza, Dacca…, atti di una nuova strategia della tensione, oggi globale, che attraverso la paura, ha tra i suoi scopi la legittimazione di politiche di stampo repressivo che, come diceva il presidente Salvador Allende, sono esercizio di “coloro che hanno la forza, ma non la ragione”>>.

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