DISCONETTERSI E' UN DIRITTO IN FRANCIA

13 marzo 2017

di Massimiliano Gorgoni

Il diritto di disconnessione è ufficialmente legge per i lavoratori francesi: un provvedimento davvero necessario?  La Francia, nell’ampia riforma del diritto del lavoro appena varata, ha inserito in Legge il diritto di disconnessione. Di cosa si tratta? Sinteticamente, possiamo definire il diritto di disconnessione come quel diritto riconosciuto al lavoratore di non utilizzare gli strumenti tecnologici forniti dal datore di lavoro negli orari e tempi di riposo. La norma approvata si inserisce in un progetto di riforma fortemente teso alle innovazioni tecnologiche. La Francia, in poche parole, scommette sulle nuove forme di lavoro. Per quanto concerne lo specifico diritto di disconnessione, esso riveste carattere generale, potendosi in tal modo applicare a qualsiasi rapporto di lavoro, limitatamente alle aziende con più di 50 dipendenti. La norma approvata ha le caratteristiche tipiche della disciplina programmatica. Difatti per poter conoscere nello specifico come sarà attuata sarà necessario attendere gli accordi aziendali ed interni che andranno a riempire di contenuto il precetto legislativo, per ora solo genericamente enunciato e privo di specifiche sanzioni. Era necessaria una norma? Nell’ottica del legislatore francese, ricordiamo che in Francia era anche stato adottato di recente un protocollo sull’utilizzo delle e-mail aziendali, tutto proteso verso le nuove tecnologie la norma sembra essere necessaria. Difatti le nuove tecnologie sono sempre più invasive della sfera privata e, specie nelle nuove forme contrattuali tipo smart working, anche sempre più efficaci ad agevolare il controllo datoriale. In tal modo il lavoratore che si ‘disconnette’ spegnendo il pc o lo smartphone (o il nuovo strumento che gli verrà consegnato) nei modi e tempi concordati, non rischia in alcun modo di essere considerato inadempiente. Certo, serve anche il buon senso.  È pur necessario coniugare l’esigenza della connessione 24h con il diritto al tempo libero del lavoratore. Oggi queste esigenze, spesso contrapposte, incontrano anche un ulteriore necessità di regolamentazione nell’organizzazione del lavoro così come oggi risulta dislocata. È ormai normale per molte aziende multinazionali avere lavoratori praticamente sparsi su tutto il pianeta e non è sempre agevole decidere l’orario della conference-call! Ma in Francia sono andati oltre. Infatti la norma recepisce uno specifico studio di settore secondo il quale essere sempre connessi non migliore la qualità del lavoro, anzi tendenzialmente la peggiora incidendo negativamente sulla stessa salute dei dipendenti. Lo studio si incentra in particolare sulla dipendenza psico-fisica che discende dall’uso continuativo dei dispositivi tecnologici e le conseguenze dannose per i lavoratori. Quella francese non è un'esperienza isolata. Infatti anche in altri Paesi sono in discussione normative analoghe con accordi già attivi ad esempio in Germania per i lavoratori della Volkswagen o in Gran Bretagna per la Price Minister, con modalità specifiche. In Italia? Anche in Italia il diritto di disconnessione è ormai in dirittura d’arrivo. La normativa specifica  lavorativa è contenute in disegno di legge[2], già approvato in Commissione Senato, che prende il nome di “lavoro agile”. Dovremo infatti abituarci a questa espressione terminologica, salvo modifiche in corso di causa, che identifica il lavoratore ‘smart’ il quale ha il diritto ad eseguire la prestazione senza una rigida determinazione di luogo e di tempo. Tali definizioni allo stato devono essere distinte da coloro che esercitano il telelavoro che, diversamente, consiste solo in una diversa modalità di espletare le funzioni lavorative (a casa anziché in ufficio). Ma vedremo, anche alla luce delle esperienze che verranno dai cugini d'Oltralpe, se e come sarà regolamentato anche in Italia il diritto del lavoratore a ‘staccare la spina’.

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